Tennis: addio al braccino con il modello SFERA.
Il modello SFERA nel tennis per superare il blocco del braccino e vincere la finale di tennis
Il modello SFERA (ideato dal prof. G. Vercelli, psicologo e psicoterapeuta, docente di Psicologia dello Sport e della Prestazione Umana presso l’Università degli Studi di Torino) viene usato nello sport e nel mondo del lavoro per formare l’individuo nella gestione della performance. Il modello SFERA è l’acronimo di cinque fattori e rappresentano quelle cinque aree specifiche che governano la prestazione umana. In altre parole, se vogliamo vincere un incontro di tennis o una eventuale finale di tennis, dobbiamo saper bene “dove metter mano”, anzi in questo caso sarebbe più appropriato dire “dove metter testa”.
Sincronia, Punti di Forza, Energia, Ritmo e Attivazione, sono le cinque aree di cui si occupano i fattori del modello SFERA. Conoscendo il funzionamento di ogni singolo fattore possiamo, attraverso il modello SFERA, regolare gli stati emotivi e mentali: prima, durante e dopo un match di tennis. Il funzionamento di ogni fattore e la sua ottimizzazione avviene per via di due ipotetiche manopole chiamate “attrattori zero”. Una volta che il tennista avrà appreso come regolare i fattori che definiscono la prestazione umana, egli saprà e potrà gestire: le proprie emozioni, la concentrazione, la fiducia, il senso di autoefficacia, l’energia fisica e psichica, il flow, la motivazione interna e tutte quelle componenti che coinvolgono il praticante durante la performance di tennis. L’articolo tratta di quel fenomeno che nel mondo del tennis viene chiamato “braccino”, cioè, quando il giocatore di tennis non ha più il completo controllo del gesto motorio. Questo effetto è dovuto a una serie di fattori, tra cui la gestione della concentrazione e dell’emozioni.
Il modello SFERA e in particolare il fattore “sincronia”, lo abbiamo visto come solutore della regolazione della concentrazione e degli stati emotivi.
Allenamento vs torneo di tennis
In tanti anni di coaching nel tennis raramente ho allenato giocatori che hanno avuto un rendimento migliore durante un torneo di tennis rispetto all’allenamento. Osservando i due possibili comportamenti la domanda sporgeva spontanea: cosa sapevano esprimere meglio degli altri questi performers del tennis durante l’incontro? In generale possiamo rispondere che questi atleti sapevano e sanno sicuramente meglio degli altri come autoregolarsi in quei momenti considerati importanti per il risultato finale, mentre percepiti come stressanti per i meno predisposti.
Quindi, per gestire lo stress di un incontro (specie se considerato importante) nel tennis (e non solo nel tennis), bisogna sapersi autoregolare. In generale con questa risposta stiamo affermando che i giocatori di tennis “vincenti” sono quelli che nei momenti importanti sanno tirare fuori il meglio di sé e questo mi sembra più che ovvio.
L’articolo ha come obiettivo trovare la soluzione a quel deficit prestazionale che nasce in molti tennisti durate un incontro ufficiale di tennis. Scorrendo lungo l’articolo potrai apprendere il processo scatenante e quello solutore della prestazione e saprai come metterlo in pratica durante la partita di tennis domenicale o magari in una finale di tennis. Il nostro viaggio inizierà da quella “sindrome” più conosciuta nel gioco del tennis: il “braccino”, capendo le sue origini, per poi arrivare alla costruzione del nuovo mindset.
Il braccino nel tennis
Credo che il braccino nel tennis sia uno dei fenomeni più comuni in questo sport, specie in quei giocatori che vivono il confronto della competizione come se ogni volta si giocasse una finale di tennis di un torneo importante (io ho fatto parte di questo gruppo per molti anni).
Penso che risolvere il fenomeno del braccino nel tennis dovrebbe essere un “must”. Sono convinto che non ci sia stato un tennista nella storia del tennis che non lo abbia provato almeno una volta. Mi viene da dire: “se non lo hai mai provato il braccino, non puoi definirti un giocatore di tennis” (ovviamente sto ironizzando). Il tennista che ha una storia agonistica e fatto esperienza nei tornei (dalla categoria più alta, il circuito ATP, al torneo sociale) lo potrebbe descrivere senza tentennare minimamente.
Descrizione del braccino nel tennis.
Per chi non ha vissuto l’esperienza del fenomeno, il braccino è una spiacevole sensazione che ha il giocatore di tennis nel muovere la racchetta nello spazio per colpire la pallina da tennis. Praticamente, il giocatore nel portare il colpo si sentirebbe inspiegabilmente come legato, scoordinato e trattenuto da una forza esterna, con risultati drammatici per l’esecutore e spesso comici per lo spettatore.
Le origini di questo fenomeno sono conseguenti a due eventi uniti tra di loro, quello psicologico e fisiologico.
L’innesco psicologico che nel tennis ci fa venire il braccino
Il braccino nel tennis non è uno stato naturale, normalmente il nostro braccio (e non solo), funziona molto bene. Ci deve essere una causa scatenante interna o esterna ad avviare quel processo che si va poi ad esprimere sul nostro arto dominante.
A volte è sufficiente che una persona qualunque esclami ad alta voce (anche solo per scherzo) la parola “punti!!” per osservare nel giocatore di tennis una vera e propria metamorfosi delle sue capacità tennistiche.
Nella mente del tennista
Il cambiamento dello stato psicologico può avvenire in seguito a delle proiezioni mentali scaturite da un possibile stimolo interno (un pensiero personale) o esterno (una frase detta dal coach, l’espressione facciale dell’avversario). Questi stimoli potrebbero innescare nella nostra mente delle immagini emotivamente coinvolgenti, legate a una esperienza del passato o una previsione futuristica, come ad esempio:
- un’immagine mentale rievocata dal passato di una nostra precedente esperienza negativa,
- un’immagine mentale associata ad una previsione catastrofica sull’andamento futuro della partita di tennis.
Queste immagini mentali si possono realizzare con tre divere modalità:
- visiva, vedo la scena (passata o futura) come se fosse un film
- auditiva, percepisco i suoni, le voci dell’evento immaginato
- cinestetica, immagino e percepisco le sensazioni di quell’esperienza come se già la stessi vivendo
Quando l’aspetto cognitivo ci fa giocare male a tennis
L’innesco cognitivo sopra descritto ha esiti non solo sul nostro arto dominante ma coinvolge tutti i nostri sistemi vitali che sono: il sistema cardiaco, respiratorio, endocrino, immunitario, muscolo-scheletrico, facendo mutare il loro normale equilibrio funzionale. Quando i nostri sistemi vitali vengono eccessivamente sregolati, essi non saranno più funzionali alla prestazione richiesta. Per esempio, potremmo percepire i distretti muscolari più rigidi e tesi, limitando le possibilità di eseguire un movimento libero e controllato (vedi il braccino). Il respiro si potrebbe fare più affannato e corto, il battito cardiaco più accelerato. Si potrebbe percepire uno stato emotivo più orientato alla rabbia e questo perché il sistema endocrino sta producendo più serotonina del dovuto. Quindi, il braccino nel tennis è una conseguenza di un mutamento interno molto più profondo ed ampio.
Come vedremo più avanti quando inizieremo a parlare in modo più approfondito del modello SFERA e in particolare del fattore della sincronia, noteremo quanto l’aspetto cognitivo e comportamentale influiscano sull’alleanza mente/corpo.
L’effetto fisiologico del braccino nel tennis
L’effetto fisiologico può essere conseguente a una stimolazione psicologica (come abbiamo visto sopra con la conseguente attivazione dei sistemi vitali) che il giocatore di tennis esercita su sé stesso, stimolando l’attivazione del sistema nervoso autonomo (SNA) e in particolar modo il ramo ortosimpatico.
Ma il percorso può essere anche inverso, dove è l’evento fisiologico a determinare il cambiamento dello stato psicologico. Per esempio, respirare con un ritmo troppo veloce produce un cambiamento sul sistema nervoso autonomo, squilibrandolo e in cascata esso creerà un malfunzionamento dei vari organi interni. Il cambiamento dello stato psicologico avviene perché il sistema nervoso centrale riceve le informazioni del cambiamento tramite le vie afferenti ed efferenti (sono le vie nervose che trasmettono i segnali dai vari organi interni al sistema nervoso centrale e viceversa). Queste informazioni una volta giunte al nostro cervello dovranno essere decodificate e poi interpretate dalla nostra parte cognitiva. In altre parole, percepire il battito del cuore accelerato può essere interpretato per qualcuno come eccitante e per qualcun altro come un segnale di agitazione e tutto questo solo perché abbiamo iniziato a respirare male!
Una respirazione diaframmatica per giocare meglio a tennis
Facciamo ora l’esempio pratico di un giocatore di tennis che in attesa di giocare l’incontro, si mette seduto aspettando la conclusione del match che lo precede o che magari è semplicemente arrivato in anticipo e sta aspettando il suo avversario.
Mettendosi seduto e in una posizione (apparentemente) comoda, il giocatore potrebbe (a sua insaputa) attivare uno stile di respirazione scorretto di tipo clavicolare piuttosto che diaframmatica. Questo succede per esempio, se assumiamo una postura scorretta, con le spalle leggermente chiuse in avanti. Da questa posizione è difficile mobilizzare il muscolo diaframmatico, quindi respireremo ventilando aria nei polmoni con un’azione prevalentemente clavicolare.
Una respirazione prevalentemente clavicolare è un’azione respiratoria che per sua natura tende a sregolare il nostro sistema nervoso autonomo, attivando di più il ramo ortosimpatico. Se l’attivazione di questo sistema non è funzionale allo scopo che si sta svolgendo, la percezione che si potrebbe avere è di agitazione interna con conseguenze in ricaduta su tutti gli altri sistemi. La percezione che il giocatore di tennis potrebbe avvertire sarebbe di allarme, per via delle risposte dovute alla neurocezione (dalla teoria polivagale, S. Porges), senza sapere però il perché gli stia succedendo questo.
Il consiglio è di apprendere ed esercitarsi nella respirazione diaframmatica. Sapere respirare correttamente è utile a mantenere il nostro sistema nervoso autonomo in un buon equilibrio. Il risultato finale sarà: percezione di maggiore lucidità mentale e un’attivazione psicofisica ottimale al compito da svolgere.
Il modello SFERA
Capiamo adesso come attraverso il modello SFERA e in particolare il fattore sincronia possiamo iniziare a regolare il braccino nel tennis.
Il modello SFERA è basato sull’approccio teorico del costruttivismo, che responsabilizza al massimo l’individuo nella costruzione della sua realtà e nella strutturazione dei propri meccanismi mentali, ponendosi sempre come obiettivo quello di far corrispondere la prestazione potenziale con quella reale. Il modello SFERA basa il suo funzionamento sulla capacità di attivare e mantenere attivi i cinque fattori che lo compongono. Il nostro interesse è capire su quale dei cinque fattori noi possiamo agire per risolvere il braccino nel tennis. Per questo mi sono focalizzato unicamente sulla sincronia, il primo fattore del modello.
Sincronia, il fondamentale nel modello SFERA: impariamo come entrarci
La sincronia è la capacità di essere completamente presenti e concentrati su ciò che si sta facendo nel momento della prestazione. Per capire meglio questo concetto, ora ti invito a fare una prova pratica. Gentilmente, tra poco, dovrai lasciar perdere di leggere l’articolo e seguire le mie istruzioni. Per la riuscita del nostro esperimento segui le istruzioni passo passo. Iniziamo:
Punto 1): ora alzati (se sei seduto) e vai nella stanza di fianco attraversandola per intero. Dopodiché dovrai tornare per leggere il resto di questo articolo, io ti aspetterò qui.
Fatto? Ottimo!
Punto 2): Domanda: sapresti dirmi rimanendo qui con me quanti passi hai compiuto per andare e tornare?
Se non lo sai, prova ad usare la tua mente ripercorrendo il tragitto per intero e prova a contarli…… Fatto? Bene,
Punto 3): ora ripercorri il tragitto e conta quanti passi ci sono voluti per completarlo, verificando quanto sei stato preciso.
4) Adesso che sai quanti passi hai percorso realmente puoi confrontare quello che hai immaginato con la lunghezza reale del percorso svolto. Se il numero dei passi corrispondono vuol dire che hai avuto ottime capacità immaginative molto simili alla realtà.
5) Il punto però è un altro: sei stato più concentrato su quello che stavi facendo (la camminata) la prima volta o la seconda volta?
Purtroppo, non posso sentire la tua risposta, se vuoi la puoi scrivere sulla chat che trovi sul mio sito: www.attivamenti.com, sarò lieto di risponderti.
Normalmente la risposta è: “ero più concentrato la seconda volta che l’ho fatto, perché contando i passi ero più cosciente su cosa stavo facendo in quel momento”.
Se hai risposto così vuol dire che sei entrato in sincronia, hai creato l’alleanza mente/corpo. Questa avviene quando ciò che immaginiamo fa riferimento a quello che stiamo facendo nel momento presente. “Immaginare” e “fare”, sono gli attrattori della sincronia.
Nel modello SFERA la sincronia si regola con gli attrattori
Immaginare e fare sono gli attrattori zero di questo fattore. Se stai giocando a tennis e la tua mente in quel momento è rivolta in una situazione passata per esempio: “su questo campo di tennis ho sempre giocato male” o nel futuro: “se perdo questa finale di tennis non avrò vinto nulla quest’anno”, non sarai concentrato sul presente. Se durante la partita di tennis saprai dirigere la tua attenzione sul presente e a mantenerla nel tempo (come la seconda volta che hai camminato con me), significherà che hai creato un’alleanza mente-corpo e quindi sei nella condizione di percepirti concentrato. Quindi per sapersi concentrare nel tennis gli ingredienti sono: immaginare e fare nel momento presente, cioè: qui ed ora!!
Col modello SFERA per prepararsi alla finale di tennis
Per vincere una finale di tennis o una partita di tennis del torneo sociale, bisogna sapersi concentrare e gestire le emozioni per evitare il famoso braccino del tennista. Questo è uno dei primi mattoncini per costruire il proprio modello SFERA.
Come possiamo gestire le emozioni? Parte della risposta è stata già data, bisogna aggiungere ancora qualcosina. Intanto mettiamo un presupposto: le emozioni sono fondamentali e non si possono (per fortuna) eliminare e non andrebbero neanche controllate ma devono essere gestite. Giocare a tennis (per chi lo pratica) è sicuramente un’attività che ci piace fare e ci diverte, specie durante gli allenamenti o amichevoli, perché non patiamo quel senso sgradevole di paura o di ansia. Cosa succede quando arriva il braccino? Semplice, abbiamo perso quell’alleanza mente-corpo. Nel momento in cui la nostra mente fluttua verso ipotetici scenari futuri o ricordi del passato, si crea uno spazio temporale tra presente-futuro o presente-passato. In questo spazio temporale si inseriscono le nostre emozioni (sia positive che negative) che andranno ad alterare il nostro stato emotivo del presente oltre a farci perdere la concentrazione sul compito che stiamo svolgendo.
Hic et nunc per gestire i tuoi stati emotivi legati al tennis
Quindi, come farai a vincere la finale di tennis?
La risposta finale è: entrando in sincronia!
Se vuoi eliminare tutte quelle spiacevoli sensazioni legate alla paura e vederti colpire la pallina con successo, devi creare l’alleanza mente-corpo.
Per creare l’alleanza mente-corpo si deve stare con la mente nel momento presente, hic et nunc dicevano i latini (qui ed ora).
Per stare nel momento presente ci si deve allenare alla consapevolezza di ciò che si sta vivendo in quel preciso momento (vedi l’esercizio della camminata).
Come mental coach posso aiutarti
Spero di averlo già fatto scrivendo questo articolo!!
Ti posso aiutare insegnandoti ad usare il modello SFERA per gli aspetti cognitivi-comportamentali e le tecniche di biofeedback per regolare i funzionamenti fisiologici. Come avrai capito mi piace allenare sia gli aspetti psicologici che quelli fisiologici che incidono sulla prestazione sportiva. Credo che avere due soluzioni invece che una sia sempre meglio, non trovi?
Ti lascio con questa massima.
“Il campione è colui che sa:
Attivarsi e disattivarsi a seconda della situazione
Riconoscere nei limiti le sue possibilità
Vedere ciò che gli altri non vedono”
Giuseppe Vercelli
No responses yet