SE VUOI CAMBIARE INIZIA FACENDO FINTA CHE SIA COSI’!

Il mental training per costruire una mentalità vincente.

Cambiare mentalità attraverso un percorso di mental training.

Sempre più spesso si sente parlare di mentalità vincente. Quella squadra vince perché ha la giusta mentalità mentre chi perde ovviamente ha quella sbagliata.

Personalmente quando inizio un percorso di mental training con un atleta, il primo aspetto di cui mi preoccupo è quello di spiegare quali sono le caratteristiche di una mentalità vincente e in questo articolo voglio parlare dei presupposti sui quali si basa la costruzione o il cambiamento di mentalità.

L’argomento è ricco di sfaccettature, cercherò quindi, di essere sintetico, sforzandomi di non diventare troppo tedioso e con la speranza di far chiarezza sulle false credenze su questo argomento.

Come la nostra mente interpreta la realtà?

La Mappa non è il territorio” è una nota frase di Alfred Korbybski. Esistono tante Mappe mentali quante le persone presenti nel mondo e le Mappe personali possono essere scoperte e ampliate. Esse variano a seconda dell’interpretazione personale che ognuno di noi dà della realtà, per questo possiamo affermare che le Mappe sono semplicemente una visione soggettiva della realtà, vista in una delle sue tante sfaccettature, e non la realtà stessa. Secondo gli psicologi Richard Bandler e John Grinder, fondatori della Programmazione Neuro Linguistica (PNL), la nostra interpretazione si basa su tre processi fondamentali: la cancellazione, la distorsione e la generalizzazione delle informazioni ricevute. La mente per ottimizzare le continue informazioni in arrivo le filtra tramite questi tre processi per poi memorizzarle nella memoria a lungo termine. Ogni qualvolta andremo a rievocare un certo ricordo, il contenuto sarà condizionato da questi processi, modificando così il contenuto del nostro ricordo di quel determinato evento. Questo avviene perché il nostro contenitore cranico ha bisogno di ottimizzare lo spazio mnemonico per fare spazio alle nuove esperienze.

Psicologia dello sport e mental training per costruire la giusta mentalità.

Anche la psicologia dello sport può aiutarci capire meglio come la nostra mente interpreta la realtà. Il noto psicologo dello sport Giuseppe Vercelli, creatore del modello Sfera, ci spiega nel suo libro “Vincere con la mente” che, più propriamente, il cervello è un emulatore che genera una realtà di cui verifica l’affidabilità attraverso le sensazioni. Ogni occasione di apprendimento determina una modificazione di questo sistema attraverso l’aumento delle connessioni neuronali e la perdita di quelle inutilizzate. Ernest L. Rossi, sull’attivazione genica, spiega che lo stato psicofisico e le connessioni neuronali dell’individuo vengono modificate ogni qualvolta intervenga una o più di una delle seguenti condizioni: Novità, Arricchimento, Esercizio. Queste tre condizioni intervengono direttamente sulla struttura mentale modificandola.

Se la realtà è una nostra invenzione e non una scoperta, come scrive lo psicologo dello sport Pietro Trabucchi nel suo libro “Resisto dunque sono”, la realtà è semplicemente una nostra personale interpretazione cognitiva. Ciò significa che ognuno di noi, può condizionare la realtà percepita tramite questa arma: l’interpretazione!

Von Foster definisce la realtà come un gioco di prestigio, in cui tutto può magicamente cambiare se l’osservatore si mette in una posizione esterna al sistema stesso (posizione meta). Ciò che poco prima sembrava estremamente impossibile può cambiare e diventare estremamente semplice a patto di uscire dagli schemi mentali preimpostati. La storia che seguirà ci aiuterà a capire meglio l’idea di realtà.

Accettare la realtà come invenzione: la storia del Mullah e dei 17 cammelli.

Un mullah sta cavalcando nel deserto quando accanto a un branco di cammelli incontra tre fratelli che si disperano. Si ferma e domanda loro che cosa li affligge. I tre fratelli rispondono raccontando che il loro padre, da poco scomparso, ha lasciato loro in eredità 17 cammelli da suddividersi nel seguente modo: il primogenito dovrà avere la metà dei cammelli, il secondo 1/3 e l’ultimo 1/9.

I fratelli non riescono a risolvere questo problema, semplicemente perché i cammelli non possono essere tagliati a pezzi. Il mullah decide di aiutarli con la sua immensa saggezza.

Scende dal suo cammello e lo unisce ai 17 dei tre fratelli, formando così un gruppo di 18 cammelli. Secondo le disposizioni date dal padre consegna al primo figlio 9 cammelli (la metà), al secondo 6 (1/3) e all’ultimo 2 (1/9). 9 + 6 + 2 = 17. A questo punto riprende il suo cammello e se ne va.

Cosa ci insegna tutto questo? Cambiare il nostro punto di osservazione ci mette nella condizione di trovare nuove soluzioni e trasformare i limiti in opportunità. Questo è il vantaggio di accettare la realtà come una nostra invenzione e non come una scoperta. Nello sport vedere nel limite l’opportunità è la grande differenza tra un campione e una persona comune. E un bravo mental coach sportivo può aiutare ogni atleta in questo percorso di apprendimento.

Per alcuni questa visione di realtà, potrebbe risultare troppo difficile da accettare. In tal caso ci si deve spingere nel regno del come se. Per fare questo possiamo seguire il consiglio del famoso ipnotista americano Ormond McGill che ci insegna: “se vuoi cambiare inizia facendo finta che sia così”.

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