Mental Coach: Impara ad usare il cervello!
Per essere dei vincenti nello sport o nella vita ci vuole cervello. Il mental coach ha il preciso compito di aiutare l’atleta o chiunque lo desideri a sviluppare le potenzialità di questo meraviglioso e misterioso organo: il “cervello”.
Nell’articolo sarà spiegato come si possono migliorare le potenzialità del cervello e il perché sarà utile scegliere un tipo di percorso integrato (psicologico + fisiologico) piuttosto che il classico (sempre funzionante ma spesso più lento) solo psicologico.
Perché ti comporti così
Spesso ci sentiamo dire: “perché ti sei comportato in quel modo?”, “mettici la testa”, “rimani calmo”, “rifletti prima di agire”, ma il più delle volte (a mente fresca) non sappiamo spiegarci cosa sia capitato in noi o cosa ci ha spinto a scegliere quel comportamento piuttosto che un altro più funzionale allo scopo desiderato. È solo una questione di testa?
Per capire il perché facciamo certe scelte piuttosto che altre, si dovrà intraprendere un viaggio che ci farà attraversare il cervello, con lo scopo di scoprire chi è che comanda e decide quando e cosa fare quando ci sentiamo sotto pressione.
Premessa sulla teoria del cervello trino
Nel prossimo paragrafo spiegherò in grandi linee come ci siamo evoluti nel corso dei secoli e del percorso evoluzionistico. Per semplicità si parlerà di tre cervelli come se fossero distintamente divisi tra di loro. Ma in realtà si è visto che funzionalmente hanno molte parti condivise. Ma visto che stiamo parlando di un argomento piuttosto complesso, per semplicità faremo finta che ogni parte è a sé stante.
I tre cervelli
Sull’evoluzione del cervello ci sono diverse teorie, la più nota (forse) è quella Paul Maclean. Egli spiega che nel corso della nostra evoluzione il cervello si sarebbe modificato aggiungendo strati su strati.
Come era evolutiva, si intende quella che ci avrebbe trasformato da rettile a homo sapiens, passando da mammifero. Stiamo parlando della teoria dei tre cervelli.
Il cervello logico, la “Neocorteccia”
Quindi se dovessimo ora partire con una apposita navicella per entrare e attraversare verticalmente il cranio di un essere umano, il primo strato superficiale che andremo a incontrare sarebbe quello “corticale” o neocorteccia, l’ultima in termini evolutivi e la sola che ci distingue realmente dagli altri mammiferi. La neocorteccia ci consente di sapere di esistere, di impegnarci in progetti complessi e creativi che esulano dal semplice bisogno affettivo, riproduttivo o di sopravvivenza, e di dedicarci all’etica, alla filosofia, al ragionamento puro e astratto.
Cervello emotivo
Superata la neocorteccia, troveremmo il secondo strato evolutivo, il cervello “mammifero” o “limbico” che si occupa di quello che concerne la nostra vita relazionale ed emotiva: ci permette di sentire emozioni e di provare sentimenti. Questo cervello si sarebbe sviluppato durante il passaggio da specie rettile a mammifero. In questa trasformazione ci sarebbe stato lo sviluppo di un importante nervo: il nervo “vago ventrale”. Il Vago ventrale (secondo la teoria polivagale di Porges) è un secondo nervo vago (il primo già esistente nel periodo rettiliana, il Vago dorsale) e tra i diversi compiti avrebbe avuto una funzione importante nei mammiferi: la pro-socialità. Grazie a questo nuovo nervo, si è verificato un radicale cambiamento comportamentale nei mammiferi: nasce una vita di gruppo (mandria) e sorge la necessità di accudire la prole.
Cervello istintivo
Il viaggio terminerebbe nell’area dell’istinto, cioè nel “tronco encefalico” o come piace a tanti: cervello rettile o rettiliano.
Questo cervello si occupa di tutte quelle funzioni basiche, necessarie alla sopravvivenza, come il controllo della respirazione, battito cardiaco o regolare i bisogni fisiologici.
O capitano! Mio capitano!
Adesso viene il bello, abbiamo attraversato verticalmente il nostro cervello. La domanda è: dove si trova la centralina di comando: nel cervello rettile, limbico o nella neocorteccia?
La risposta potrebbe sembrare abbastanza ovvia, nella parte corticale, cioè quella più recente. Essendosi sviluppata per ultima ed è la parte (come abbiamo visto) che si occupa del pensiero logico, il comando mi sembra più che ragionevole consegnarlo di diritto a lui. Ma è proprio così?
Istinto, Emozioni e Ragione: nemici o alleati?
Forse la risposta più corretta potrebbe essere: tutti e due. Essi possono essere alleati ma a volte nemici.
Il cervello logico, l’ultimo a comparire, avrebbe il compito di interpretare i segnali che gli giungono dai sistemi sottostanti. Ma dovendo appunto filtrare i segnali, quelli interni e quelli esterni, non sempre l’interpretazione è adeguata alle richieste reali. Facciamo un esempio: tutte le volte che ci sentiamo stanchi e, invece che scegliere di riposarci, continuiamo ad allenarci perché stiamo pensando di migliorare la performance. O quando ci troviamo a lavoro e decidiamo di fare straordinari per comprare magari l’ultimo modello di cellulare. Il cervello corticale ci sta dicendo di fare di più, mentre il cervello più antico ci sta dicendo che sarebbe il caso di staccare per un po’ la spina. Quando avviene questo, nel lungo andare, il nostro sistema nervoso autonomo non saprà più fare fronte alle continue richieste e ci ritroveremo nello stato di stress cronico. Vivere in uno stato di stress cronico avrà ripercussioni sulla sfera emotiva, cioè il cervello limbico.
Quando il sistema si ribella
Di esempi se ne possono fare infiniti. Cosa succede nel tempo se limitiamo la comunicazione tra i tre cervelli? Da una parte (cervello limbico) perderemo il contatto con le nostre emozioni e dall’altra (rettile) si potrebbe accusare una forma di stress nervoso che andrebbe a condizionare le capacità funzionali interne. In pratica la nostra performance sportiva sarà condizionata perché ci sentiremo più stanchi, svogliati, meno disposti al confronto, meno propensi a ricevere stimoli esterni ed interni importanti per la crescita personale.
Come creare l’armonia della performance sportiva
Per creare l’alleanza tra i tre cervelli sarà importante creare una strategia d’intervento. Come ho annunciato nella parte iniziale, per essere efficaci ed efficienti possiamo intervenire psicologicamente e fisiologicamente. Cosa significa?
Se sei un atleta o una persona impegnata nel raggiungere degli obiettivi dovresti apprendere un modello psicologico (vedi anche l’articolo sul mio blog “Vinci con la mente parte 1° e parte 2°”) che ti aiuterà a gestire (in cascata) l’aspetto cognitivo, emotivo e fisiologico. Grazie a uno specifico training, (vedi articolo “Nello sport il talento si chiama coerenza cardiaca”), imparerai a regolare il tuo equilibrio neurovegetativo, in altre parole a regolare quel cervello rettile e in cascata il cervello emotivo e cognitivo.
“Modello S.F.E.R.A.” come percorso psicologico per il fisiologico
Il modello psicologico SFERA, ci permette di apprendere le regole che governano la prestazione umana. SFERA è l’acronimo di cinque fattori che sono in ordine: Sincronia, punti di Forza, Energia, Ritmo e Attivazione. All’interno di ogni fattore ci sono quei pulsanti utili a ognuno di noi a regolare gli stati emotivi e cognitivi. Quindi apprendere il modello SFERA, ci permetterà di sapere cosa ci sta succedendo durante l’evento stressante e di poterlo gestire sapendo quale pulsante premere per ritrovare il giusto equilibrio. Avere una mente serena significherà in cascata avere un sistema neurovegetativo in equilibrio.
Heart Rate Variability, percorso fisiologico per lo psicologico
La Heart Rate Variability, come ho scritto nei precedenti articoli, può essere definito come biomarcatore della salute, benessere e della performance. Perché è così importante regolare questo parametro? Esso rappresenta lo stato di equilibrio (omeostasi) del sistema neurovegetativo. Oggi può essere misurato e regolato con dei semplici strumenti in commercio come l’Inner Balance della HeartMath o altri simili. Portare il sistema neurovegetativo in equilibrio (per una serie di eventi interni) porterà in equilibrio anche l’aspetto psicologico dell’atleta o della persona.
S.F.E.R.A. e Heart Rate Variability come unico percorso
Bene, poter intervenire sia sulla parte più recente del nostro cervello e contemporaneamente sulla più antica ci permetterà di raggiungere e mantenere uno stato di equilibrio performativo più velocemente e poterla sostenere per più tempo. Quindi cosa si è fatto? Abbiamo creato un nuovo modello di preparazione mentale, il modello “integrato”. Si utilizzeranno le tecniche per regolare la Heart Rate Variability riadattate ai fattori del modello SFERA.
Per vincere con la mente ci vuole un cervello ben funzionante
Concludendo, abbiamo capito che per un buon funzionamento del cervello rettile si deve agire sull’equilibrio neurovegetativo tramite la regolazione della Heart Rate Variability. Regolare queste funzioni significherà in cascata regolare il cervello cognitivo e il cervello emotivo. Per capirci, se ci sentiamo nervosi perché ci sentiamo stressati, probabilmente il nostro mood (parte emotiva) non sarà dei migliori, la tendenza sarà anche di avere pensieri (aspetto cognitivo) poco sereni. Se fosse l’aspetto psicologico ad essere in sofferenza (cervello cognitivo o neocorteccia), come per esempio avere la mente continuamente impegnata sulle preoccupazioni, il nostro mood (cervello emotivo o limbico formatosi nel periodo dei mammiferi) penderebbe verso il negativo e porterebbe nel tempo a sregolare l’equilibrio neurovegetativo (cervello rettile) facendoci percepire più nervosi del solito.
La funzione del mental coach
Bene, anzitutto spero che ti sia piaciuto l’articolo. Come considerazione personale, ma largamente condivisa da molti mental coach, se stai cercando di migliorare la tua prestazione sportiva o stai cercando di raggiungere degli obiettivi per te importanti, la strategia di conoscere come autoregolare gli aspetti mentali e fisiologici ti aiuterà a raggiungere i tuoi risultati con più precisione e in minor tempo.
Come scrivo spesso nei miei articoli, se hai bisogno di più informazioni o migliori chiarimenti puoi chiamarmi o scrivermi. I contatti li trovi su questo sito.
“Il cervello: se lo coltivi funziona. Se lo lasci andare e lo
metti in pensione si indebolisce. La sua plasticità è formidabile.
Per questo bisogna continuare a pensare.”
Rita Levi Montalcini
No responses yet