Come scegliere un percorso di mental training
Credo che sia oramai opinione comune che per raggiungere un obiettivo nello sport, nel lavoro, praticare una dieta, o altro ancora, sia importante integrare all’attività svolta l’allenamento mentale.
Grazie alle tecniche di mental training, stabilire e raggiungere obiettivi sarà più semplice e divertente, perché percepite meno stressanti.
Ma come scegliere un percorso di mental training e come capire qual è il mental coach giusto?
Rispondere a questa domanda in modo esaustivo non è semplice, il motivo è il seguente: un percorso di allenamento mentale è strettamente individuale e personalizzato. Però, è possibile spiegarne quali potrebbero essere i passi e le procedure che vanno eseguite durante un percorso e quali potrebbero essere gli strumenti che si utilizzano per raggiungere lo scopo finale. Una volta capito questo forse sarà più semplice scegliere il mental coach che ci allenerà.
A chi è rivolto il mental training?
A questa domanda mi verrebbe (ma sono di parte) di rispondere: “a tutti!”. Un percorso di mental training serve a prepararci per: gestire le emozioni, migliorare la concentrazione, individuare le nostre motivazioni intrinseche e quelle estrinseche. Grazie ad un corretto mental training si possono migliorare diversi aspetti della vita, tra cui:la propria autostima, la percezione di autoefficacia, quindi la fiducia in sé stessi. L’allenamento mentale aiuta a capire come gestire l’ansia, lo stress, le paure. Ci aiuta a comprendere i nostri stati psicofisiologici mettendoci nelle condizioni di poterli regolare. Si migliora la capacità di affrontare situazioni improvvise, trovare nuove soluzioni e molto altro.
Per questo credo che tutti possano trovare giovamento un percorso di training mentale insieme a un mental coach.
Il percorso di mental training inizia dal “primo incontro”.

Per iniziare c’è sempre un primo incontro tra il mental coach e il suo cliente. Cosa succede quel giorno? Il preparatore mentale chiederà al suo cliente perché ha scelto di iniziare il percorso di mental training; dopodiché, si inizieranno a stabilire gli obiettivi che si vogliono raggiungere e in quanto tempo.
Bene, il punto iniziale appena descritto è abbastanza comune in tutti i percorsi di coaching. Molti ma non tutti, stilano il profilo mentale del cliente. Personalmente io preferisco averlo, una volta creato il profilo mentale del cliente, sia il mental coach che il coachee avranno una consapevolezza migliore per scegliere la direzione da prendere.
Per un mental training efficace conviene prima fare dei test.

Nel primo incontro come ho scritto, si discute di motivazioni e obiettivi che hanno spinto il cliente ad iniziare il percorso di mental training e se non rimane il tempo necessario al mental coach per stilare il profilo personale, questo viene quindi rinviato tutto nel secondo appuntamento.
Con l’intervista e la compilazione di questionari psicometrici il coach avrà un profilo psicologico del suo cliente. Oltre a questi test psicometrici, vengono spesso integrati altri test sulla valutazione del sistema nervoso autonomo o sistema neurovegetativo, tramite la misurazione della Heart Rate Variability (HRV). Ci sono fondamentalmente tre test che vengono eseguiti per misurare la qualità del sistema nervoso autonomo e sono: tonico, fasico e ortostatico.
Il biofeedback come tecnica di mental training.
Il biofeedback è un apposito strumento per svolgere la misurazione del sistema nervoso autonomo.
Il biofeedback oltre alle misurazioni sopra citate, ha al suo interno la possibilità di eseguire dei training di allenamento mentale (ti invito a leggere anche: “Nello sport il talento si chiama coerenza cardiaca”), finalizzati alla regolazione del nostro stato psicofisiologico.
Tornando alle nostre misurazioni, il test tonico ci dirà lo stato di salute, benessere e performance misurata a riposo.
Il test fasico e ortostatico ci diranno la capacità del sistema nevoso autonomo di sostenere gli stress. Per esempio, nello sport sapere se un atleta ha risorse energetiche per sostenere gli impegni fisici e mentali della stagione agonistica fa la differenza tra il partecipare o il partecipare per raggiungere il proprio obiettivo.

Per esempio, immaginiamo un atleta che vuole partecipare ad una gara di atletica, la maratona. Se il suo sistema è in salute, l’atleta potrà programmare da subito degli obiettivi di gara. Se invece dopo la misurazione il suo sistema nervoso autonomo facesse emergere una stanchezza di fondo, magari dovuta a uno stato di stress acuto o cronicizzato l’obiettivo sarebbe di recupero. In questo caso il lavoro da compiere sarebbe un mental training finalizzato prima a recuperare lo stato di benessere o di forma e poi successivamente di performance.
L’allenamento mentale attraverso il ciclo PDCA.
Un percorso di mental training ha come scopo primario il miglioramento. Se viene ben strutturato, il miglioramento potrà essere mantenuto nel tempo. Per questo si usano due metodi fusi insieme: il ciclo PDCA o “ciclo” di Deming e il processo Kaizen. Il ciclo PDCA è un modello iterativo per il miglioramento continuo dei processi e dei progetti che si articola in quattro step: Plan, Do, Check, Act. Nella fase detta Plan (piano d’azione), si pianifica l’obiettivo che si vuole raggiungere con l’allenamento mentale, quindi il colloquio iniziale, test e programmazione dell’obiettivo fanno parte di questa fase. Dopodiché si passerà alla fase Do (fare, mettere in atto). Qui si metteranno in atto tutte le azioni decise nella fase precedente. Una volta eseguiti i compiti ci sarà la fase del controllo, Check (verifica). Se in questa fase del ciclo PDCA, tutto sta procedendo secondo quanto si era stabilito inizialmente (nella fase Plan) si andrà alla fase successiva, cioè all’Act (azione), altrimenti si dovrà tornare alla fase Plan per apportare le modifiche necessarie per correggere i risultati desiderati. L’ultimo passaggio del nostro percorso di mental training è la fase del mantenimento (Act). Il processo di mantenimento basa il suo funzionamento sull’idea del Kaizen. “Il Kaizen è il processo di miglioramento continuo. Esso si realizza attraverso piccoli passi ed è rappresentato con la metafora di una scala sulla quale si può salire in modo lento e graduale.

A ogni passo corrisponde un piccolo miglioramento. Chi adotta questa filosofia di vita non smette mai di salire la scala perché trova sempre una spinta di miglioramento e quindi una possibilità di crescita” (G. Vercelli, “Vincere con la mente”).
Attenzione a come viene programmato l’allenamento mentale. Oltre ai contenuti (che devono essere formati a misura per il cliente) se non seguiamo la corretta sequenza del metodo, il risultato potrebbe essere scadente.
Performance e mental training: il modello SFERA.

Lavorando principalmente nel mondo dello sport e del lavoro, il modello teorico con cui esercito la mia professione è principalmente il modello SFERA.
Il modello SFERA è il modello di riferimento come strumento di analisi e di ottimizzazione della prestazione. È riconosciuto nel panorama nazionale ed internazionale per lo sviluppo della prestazione, in particolare è stato presentato alla comunità scientifica internazionale in occasione del XII Congresso Mondiale di Psicologia dello Sport a Marrakech (Marocco) nel Giugno del 2009.
Il modello SFERA, consolidato e applicato in vari contesti, sia sportivi che aziendali, permette di acquisire una base teorica e pratica fondamentale per coloro che amano confrontarsi negli ambiti sportivi e lavorativi come: atleti, squadre o team di lavoro.
La parola SFERA è l’acronimo di “Sincronia”, “Punti di Forza”, “Energia”, “Ritmo”, “Attivazione”. Questi appena elencati sono considerati i fattori di una prestazione di vertice. L’atleta o più in generale il performer, analizzando la sua prestazione, imparerà a riconoscere e gestire tutti quegli elementi utili al risultato finale. Per approfondimenti vai sul mio articolo “Vinci con la mente“.
Tecniche di mental training.
Una delle domande a cui devo rispondere più frequentemente è: qual è la tecnica migliore per un allenamento mentale efficace? Qui si apre un mondo. Ci sono molte tecniche di mental training e tutte valide, perché sono state sperimentate più volte e si sono dimostrate tutte efficaci. Alcuni teorici affermano che tutte le tecniche di training mentale funzionano, basta saperle fare funzionare.
Io appartengo a quella corrente che pensa: sì è vero che tutte le tecniche funzionano, ma ognuno di noi è unico nel suo genere; quindi, si dovrà scegliere quale tecnica si addice di più all’individuo e aggiungo, a volte se ne deve creare una nuova tecnica fatta a misura per il cliente.
Insomma, per un mental training efficace serve una bella borsa per gli attrezzi!

Come scegliere il giusto mental coach?
Nella scelta di un mental coach sono importanti due fattori: formazione ed esperienza.
Rispondere non è semplicissimo e probabilmente non sarò solutore al cento per cento.
Esistono diversi profili di mental coach. Per classificarli proviamo immaginare una linea del sapere sull’allenamento mentale: all’inizio di questa linea posizioniamo la prima tipologia di mental coach, l’opinionista, e alla fine la seconda, il professionista. Cosa divide queste due figure? Il livello di formazione e le esperienze pratiche. Quindi inizierei a togliere dalla nostra scelta i mental coach opinionisti che sarebbero quelli che non hanno ricevuto formazione e non hanno esperienza pratica, per capirci meglio i famosi tecnici da bar.
Non voglio entrare nel merito della formazione migliore, però se il mental coach non avesse un percorso di laurea con specializzazione nel settore, valuterei molto bene la scelta. Ci sono oggi molti corsi per mental coach che si svolgono nei fine settimana e sono anche ben organizzati, però spesso sono solo un concentrato di pillole di contenuti. Inoltre (qui voglio però spezzare una lancia per i meno formati), ci sono dei professionisti del settore che anche se non sono laureati, hanno moltissima esperienza e sono molto validi.
Posso pure affermare che ci sono dei mental coach laureati o addirittura accademici, che sono dei grandi teorici ma con pochissima (spesso nulla) esperienza pratica, e non li consiglierei.
Insomma, come dicevo, non è semplice poter dare un consiglio univoco su come scegliere il tuo mental coach, diciamo che, come in tutte le cose, ci vuole un giusto equilibrio tra il teorico e il pratico.
Da parte mia consiglio di scegliere un professionista valido con esperienza e formazione.
Ma un consiglio è certo: sia che stai iniziando un percorso di allenamento mentale o sia che lo hai già iniziato, l’aspetto più importante è che il tuo percorso deve essere piacevole e interessante per te stesso.
“L’area più difficile nella quale ho lavorato è quella compresa fra un occhio e l’altro”
Tony Gray
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